Gli interventi di riqualificazione e valorizzazione.
(A cura di Emilio Destefani). A seguito delle grandi opere che hanno reso il Canalbianco in provincia di Rovigo una arteria navigabile, numerose anse del fiume sono state escluse dall’attuale corso. Nei decenni, la maggior parte di queste anse, seppur ancora ben visibili, sono andate via via seccandosi, lasciando spazio alla vegetazione, oppure sono state interrate artificialmente. Il vecchio corso del Canalbianco tuttavia non rappresenta solo un ricordo, è ancora il confine dei comuni e, in alcuni casi, è rimasto un’inalterata fotografia del paesaggio di un tempo.
Nelle lanche dove è sempre presente l’acqua, presumibilmente alimentata da falde sotterranee, l’ambiente è rimasto quasi inalterato. Uno di questi piccoli esempi è visionabile nella località Passo di Frassinelle Polesine, a cavallo tra i comuni di Frassinelle Polesine e Villamarzana. Il “passo” identificava appunto la possibilità di avere un passaggio tra una sponda e l’altra, e, nonostante ora il fiume non si trovi più lì, il nome della località non è cambiato. Il piccolo specchio d’acqua in questione è situato lungo il percorso ciclabile “Adige Po” ed è adiacente il Sacrario di San Lorenzo. Questo piccolo e toccante cimitero ospita le spoglie di 84 vittime dell’alluvione (tutte travolte il 15 Novembre del 1951 dalle acque del Po in una tragedia).
Qualche chilometro più a monte della “buca di San Lorenzo”, è presente un’altra ansa del vecchio corso. Quest’ansa, adiacente via Ghirardini nella località Ca’ Bernarda di Pincara e opposta alla boaria dell’XI in via Primo Maggio di Villamarzana, è comunemente detta “Canal Morto”, in quanto rappresenta un vero e proprio ramo chiuso (“morto” appunto).
Date le dimensioni e, per molti dei pescatori locali, il legame con i propri ricordi d’infanzia, dal 2013 sono state intraprese una serie di iniziative da parte dei futuri fondatori dell’associazione Lanciatori del Polesine volte allo studio e riqualificazione del “Canal Morto”. A seguire un elenco delle più recenti tappe e maggiori attività che hanno coinvolto sia i soci dell’Associazione, sia gli enti territoriali locali, provinciali e regionali.
Primavera 2015 – Viene effettuato un sopralluogo preliminare dell’area da un punto di vista della flora (vegetazione ripariale) e della fauna, in particolare cercando la presenza di nidi, tane e tracce del passaggio di animali. Alla visita è presente un esponente del WWF.
Dicembre 2015 – Viene effettuata con l’ausilio di una piccola imbarcazione e di un ecoscandaglio una mappatura a spot delle profondità del ramo. Durante la mappatura sono stati eseguiti dei prelievi volti al campionamento della fauna bentonica. A seguire un’elaborazione dei rilievi.
Nello stesso mese viene inviata al sindaco di Pincara una richiesta di istituzione di un provvedimento che rendesse vietata la pesca all’interno del “Canal Morto”.
Novembre 2016 – L’ufficio Pesca della Provincia di Rovigo, su richiesta del Comune di Pincara, delibera il divieto di pesca all’interno dell’intera lanca del Canal Morto. Con l’ausilio dei Lanciatori vengono realizzate le tabelle di divieto pesca secondo le indicazioni dalla Provincia. L’area viene successivamente tabellata dai volontari incaricati, mentre le spese relative alla realizzazione delle tabelle vengono finanziate dal Comune di Pincara.
Gennaio 2016 – Viene svolto un incontro presso il Comune di Pincara con il sindaco ed alcuni esponenti del Moto Club (quale associazione presente attivamente nell’area Parco della Ca’ Bernarda adiacente un lato della lanca). L’incontro ha lo scopo di ufficializzare sia l’interesse che la volontà di riqualificare lo specchio d’acqua.
Febbraio 2016 – Viene svolta una raccolta rifiuti presenti sia nelle rive, sia galleggianti sullo specchio d’acqua. I rifiuti, data la mole e la presenza di svariati ingombranti, sono stati successivamente prelevati per lo smaltimento dagli incaricati del Comune di Pincara.
Luglio 2017 – La neo nata associazione Lanciatori del Polesine invia al comune di Pincara una lettera formale di supporto per la promozione e valorizzazione della lanca. Nello stesso mese il Consiglio Comunale di Pincara delibera una convenzione quinquennale tra l’associazione e il Comune finalizzata alla realizzazione di una riserva naturale delle specie autoctone all’interno del Canal Morto.
2017 – Nel primo anno di convenzione vengono realizzate una serie di semine di materiale ittico da parte dei soci con autorizzazione dell’Ufficio Pesca della Provincia di Rovigo. Le semine comprendono specie particolarmente a rischio nel territorio polesano quali il luccio italico, il persico reale e la tinca. L’acquisto degli avannotti viene finanziato dalla Regione Veneto – Assessorato alla Pesca e Acquacoltura e sono stati immessi in presenza della Polizia Forestale e del sindaco di Pincara.
Ottobre 2017 – A seguito di segnalazioni e successivo sopralluogo degli Agenti della Polizia Provinciale, il Servizio Risorse Faunistiche della Provincia di Rovigo informa l’associazione Lanciatori del Polesine, il Comune di Pincara, L’ARPAV e il Consorzio di Bonifica Adige Po che all’interno della lanca sono state rinvenute numerose decine di carcasse della sola specie carpa e siluro. A tale ed unico episodio non è stato possibile risalire con certezza all’origine della causa.
Gennaio 2020 – La Giunta Regionale del Veneto, a seguito del passaggio di competenze dalle provincie alla regione, delibera l’istituzione delle zone di divieto di pesca nel territorio regionale, includendo nell’elenco la lanca del Canal Morto di Ca’ Bernarda.
Il Canal Bianco tra Fratta Polesine e Villamarzana.
(A cura di Franco Pavan). L’area presa in esame si attesta subito dopo il corso del fiume Tartaro che, in uscita dalle Valli Grandi Veronesi, dopo l’apporto a Canda delle acque dell’Adige, attraverso le rotte di Castagnaro e di Malopera (apporti fluviali definitivamente esclusi con gli interventi del 1838), assume il nome di Canal Bianco, e ne segue il corso fino ad Adria. Tale area, già in epoca romana soggetta a interventi di regolamentazione idraulica, fu successivamente interessata da numerose operazioni di assestamento e di bonifica a causa dei frequenti allagamenti e rotte che devastavano le campagne e gli abitati, interventi che assunsero carattere di sistematicità con i Ferraresi e i Veneziani. Si possono ancora in parte distinguere i segni delle bonifiche e delle antiche sistemazioni agrarie, come ad esempio a Villamarzana e a Frattesina di Fratta Polesine. Importante fu, fra le altre, la bonifica condotta dal 1609 al 1611 dai marchesi Bentivoglio sui terreni di Trecenta. In tali aree con foto aeree e con lo studio della geomorfologia si possono individuare tracce dei paleoalvei del fiume Tartaro e di un ramo settentrionale del Po. L’area compresa tra Fratta Polesine e Villamarzana, delimitata a nord dal corso del paleoalveo del ramo settentrionale del Po e poco più a sud da quello del Tartaro (ora Canal Bianco), riveste particolare importanza a livello geomorfologico perché rimanda, attraverso la presenza di relitti come appunto il Canal Morto di Ca’ Bernarda, all’antica sinuosità del corso del vecchio ramo del Po.
Per arrivare a tempi più recenti, i più importanti lavori di rettifica dell’ormai divenuto Canal Bianco sono databili tra il 1938 e 1939, e infine tra il 1958 e 1960. La trasformazione del fiume in arteria navigabile determinò la correzione del suo corso con l’innalzamento degli argini e l’eliminazione attraverso il raddrizzamento, di curve e anse, retaggio degli stravolgimenti causati da rotte ed esondazioni. Il Canal Morto rientrò quindi tra le aree dismesse, non funzionali per la navigazione e a una regimentazione del livello delle acque adatta al transito di natanti da carico.
Di particolare rilievo archeologico per la concentrazione di stazioni comprese tra l’età del bronzo finale e la prima età del ferro, nonché per ritrovamenti di epoca romana, è tutta l’area intorno ai comuni di Fratta, Villamarzana, Pincara e Frassinelle fino a Castelguglielmo. Zona che fa supporre la presenza di un ambiente particolarmente favorevole all’antropizzazione come testimonia il sito di Frattesina a Fratta Polesine e di Narde qualificabili tra i più rilevanti ed estesi abitati protostorici d’ltalia (XI-inizi IX secolo a.C.).
Lanca del Canal Morto a Ca’ Bernarda di Pincara. Flora, fauna e qualità dell’acqua.
(A cura di Andrea Baracco). Flora e vegetazione. L’area si presenta in parte circondata da una fitta copertura di Cannuccia palustre (Phragmite australis) e da raggruppamenti di Mazza sorda (Typha sp.). Data l’elevata profondità media, non offre particolari idrofite, se si eccettua l’abbondante popolamento di Erba pesce (Salvinia natans) molto comune in Italia fino agli anni ´60, che predilige acque calme o poco mosse e sviluppa un tappeto coprente, utile sia come riparo per i pesci sia come inibitrice nello sviluppo delle alghe. La vegetazione sommersa non è, al momento, stata caratterizzata. La zona ripariale circostante è caratterizzata da vegetazione mista molto variegata.
Mammiferi. Si possono rinvenire le specie caratteristiche degli ambienti circostanti: Lepre (Leprus europaeus), Donnola (Mustela nivalis), Riccio (Erinaceus europaeus), Faina (Martes foina). Nella zona a canneto è possibile la presenza del Topolino delle risaie (Micromys minutus) e del Ratto d’acqua (Arvicola terrestris).
Uccelli. Può ospitare specie nidificanti come il Tuffetto (Podiceps ruficollis), il Tarabusino (Ixobrychus minutus), la Gallinella d’acqua (Gallunula chloropus), il Cannareccione (Acrocephalus arudinaceus) e l’Usignolo di fiume (Cettia cetti). Durante le migrazioni è possibile la presenza di vari uccelli acquatici come lo Svasso maggiore (Podiceps cristatus), il Germano reale (Anas querquedula), il Moriglione (Aythya ferina), la Folaga (Fulica atra). Si può inoltre ritrovare l’Airone cenerino (Ardea cinerea), il Codone (Anas acuta), l’Alzavola (Anas crecca).
Anfibi e rettili. Si può rinvenire il Rospo comune (Bufo bufo), la Raganella (Hyla arborea), la Rana verde (Pelophylax esculentus), la Rana agile (Rana dalmatina) ed i tritoni (Triturus sp.). Tra i rettili si possono incontrare le bisce d’acqua (Natrix natrix e Natrix tessellata), il Biacco (Coluber viridiflavus), l’Orbettino (Anguis fragilis) ed il Ramarro (Lacerta viridis).
Pesci. Tra l’ittiofauna si rinviene la Carpa (Cyprinus carpio), il Pesce gatto (Ictalurus sp.), il Luccio (Esox lucius), l’Anguilla (Anguilla anguilla), la Tinca (Tinca tinca), la Scardola (Scardinus erythrophtalmus), il Carassio (Carassius auratus), l’Alborella (Alburnus alburnus), il Triotto (Rutilus eritrophtalmus).
Qualità dell’acqua. L’acqua si presenta limpida e molto scura, caratteristica data dalla notevole quantità di tronchi sommersi, i quali rilasciano in acqua tannini, acidi umici e fulvici, che colorano tutta la colonna d’acqua e fungono da protezione per l’eccessiva proliferazione algale e da antisettico-antibiotico per la mucosa dei pesci. E stata effettuata una prima indagine preliminare su microinvertebrati bentonici utilizzabili come bioindicatori, ma data l’elevata profondità e la temperatura superficiale dell’acqua di circa 6°C il campionamento sulle zone ripariali ha dato esito negativo, per potere avere riscontri utili ad un’analisi qualitativa l’operazione dovrà essere ripetuta in maniera più accurata in un periodo diverso dell’anno.
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