

Fabio nasce a Monselice, in Provincia di Padova, nel 1977. Inizia a pescare all’età di 6 anni accompagnato dal nonno paterno. Si avvicina allo spinning, prevalentemente al luccio, poco dopo le scuola elementari. Nel corso degli anni e delle sue numerose uscite si dedica alla ricerca di tutte le specie d’acqua dolce. Negli ultimi anni tuttavia, si è avvicina anche allo spinning in mare, cercando di insidiare da riva pesci come la spigola, il serra e la leccia. In foto Fabio esibisce una delle sue più recenti e sudate catture adriatiche.








Nato nel lontano 25 Aprile del 1963 a Monselice in Provincia di Padova, all’età di 7 anni ho iniziato a muovere i primi passi verso la pesca in un canaletto di campagna, utilizzando una canna fissa di bamboo di 3 mt, prendendo le prime scardole, girasoli e pescigatto. Quando mi è stata “regalata” una due pezzi in fibra di vetro con il relativo “mulinello”, ho potuto familiarizzare anche con tinche, anguille, boccaloni e lucci. Alla fine degli anni ’70, ho visto “nuotare” per la prima volta un rapala jointed rosso fluo da 9 cm, rimanendo affascinato dal suo movimento sinuoso. Nel 1985, ho fatto un altro step, frequentando un breve corso di pesca a mosca (lancio ed entomologia). Nel frattempo continuavo ad essere socio dello SCI (Spinning Club Italia) della Sezione di Padova. Da allora pratico principalmente la PAM (pesca a mosca), alternata di tanto in tanto con lo spinning e la pesca con canne all’inglese. Ad inizio anni ‘90 mi sono ulteriormente appassionato alla costruzione delle mosche artificiali. A metà anni ‘90 mi sono poi associato al Bacino del fiume Brenta a Bassano del Grappa, facendo contemporaneamente, assieme ad altri amici appassionati, qualche uscita fuori confine, soprattutto nella vicina Slovenia. Nel 2008 più o meno, mi sono iscritto al Fly Club di Padova, con l’intento di fare nuove conoscenze ed approfondire la tecnica della PAM. Stanco di macinare strada per andare a pesca, anche a causa di qualche inevitabile acciacco, dal 2014 mi sto interessando di attrezzature da pesca vintage, in particolar modo di muli Abu Cardinal anni ’70, ‘80, ed i crack / luxor leggermente più anziani, nonché di canne particolari ed originali, sempre di quel periodo. Attualmente sono socio di questa ASD, cercando di collaborare con il gruppo, sia per salvaguardare l’ambiente acquatico del nostro territorio, sia per cercare di rinnovare la mentalità retrograda che alberga ancora in molti pesca-sportivi.


Mi chiamo Simone Pinato, sono nato a Rovigo il 28 Aprile 1983 ed ho iniziato a pescare all’età di 4 anni nel fosso dietro casa con canne artigianali di bamboo fatte da mio padre, tappi di sughero come galleggianti e piombini rubati dai salami. La mia pesca era prevalentemente rivolta ai pescegatti ed alle tinche, poi, dopo una lunga vacanza in Toscana all’età di 11 anni da parenti, ho scoperto il carpfishing. Di quella tecnica me ne sono letteralmente innamorato, praticandola giorno, notte e ogniqualvolta ne avevo la possibilità. Quando non ho più potuto praticare il carpfishing a causa del mio lavoro che non mi permetteva più di passare giornate e nottate lungo i fiumi, ho ripiegato sulla pesca alla trota, unica tecnica che ho praticato anche durante i miei 8 anni vissuti in Piemonte, terra scarsa di acque ferme come il polesine, ma per lo più di carattere torrentizio, e dove fu un mio vicino di casa che mi fece conoscere ed apprezzare lo spinning in torrente. Tornato in Veneto con i miei due figli, mi sono accorto di avere molto meno tempo da dedicare alla pesca, soprattutto con mio figlio di 8 anni, in quanto si stanca subito nel praticare una pesca statica. Ho così ripreso in mano le nozioni di spinning del mio vicino piemontese, pesca che richiede meno tempo rispetto al carpfishing ed una attrezzatura semplice, così semplice al punto di avere sempre in macchina una borsa di artificiali e le canne già pronte. Nelle mie ultime battute di pesca mi sono però reso conto della scarsità di specie ittiche rispetto a quando ero più giovane, provando una grande tristezza nel pensare che i nostri figli non potranno più vedere o pescare alcune specie autoctone che sino a pochi anni prima erano molto diffuse. Ho così iniziato a cercare su internet l’esistenza di qualche realtà impegnata nel contrastare questo declino. Ho quindi scoperto i Lanciatori del Polesine ed ho deciso di aderivi, cercando di poter dare nel mio piccolo un contributo, anche solo per essere portavoce di un messaggio che dovrebbe essere comune a tutti coloro che amano la pesca ed il proprio territorio.

Mi chiamo Stefano ed ho 32 anni. Ho conosciuto i Lanciatori del Polesine tramite mio nipotino che assisté ad una lezione organizzata da questa associazione nella scuola dell’infanzia. Di lì a poco ho iniziato ad informarmi sull’operato svolto dai Lanciatori nell’ambito dei progetti di pesca no-kill ed, in particolare, dei ripopolamenti delle specie ittiche autoctone. Poiché condivido gli stessi valori, ho deciso di aderirvi. Che cos’è per me la pesca? La pesca è un sentimento, un momento in cui i pensieri dell’attività quotidiana vengono sommersi dallo splendore del vivere la natura in ogni sua componente. Scoprire posti sperduti o semplicemente mai notati, ritrovarsi in canna quel pesce che da così tanto tanto tempo ti aspettavi di sentire. La pesca è rispetto della natura e dei pesci. La pesca è condividere con gli amici emozioni, avventure, opinioni. La pesca è crescita personale. La pesca è vita.






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